L’Abruzzo ha visto finora un numero relativamente piccolo di casi fra bambini e ragazzi di età compresa fra 0 e 17 anni. I casi totali sono stati 267 rispetto ad una popolazione pediatrica complessiva di 194.777 residenti.
In 164 casi, circa il 61,42% del totale, i pazienti erano del tutto asintomatici, altri 58 pazienti, circa il 21,72%, si è trattato di minori paucisintomatici, 43 casi hanno riscontrati sintomi lievi, il 16,10%, e due casi, lo 0,72% hanno avuto sintomi moderati.
Solamente 10 pazienti su 267 sono stati i minori ricoverati in ospedale mentre i restanti 257 sono stati seguiti dai medici di famiglia o dai propri pediatri.
Questi sono i dati che emergono da una ricerca della Clinica Pediatrica della Asl Lanciano-Vasto-Chieti e dell’Università "Gabriele D’Annunzio" di Chieti-Pescara, che sarà illustrata il prossimo mercoledì 7 ottobre alle ore 18 in un seminario online sul “Covid-19 nei bambini in Abruzzo”, diretta dal professor Francesco Chiarelli.
Dati certamente conformati ma il professor Chiarelli avverte: “È vero che nei bambini è raro un esito infausto. Si possono ammalare, in Abruzzo i sintomi sono stati lievi e moderati, ma in Italia e nel resto del mondo non sono mancati casi anche gravi e decessi. Ma proprio perché generalmente asintomatici o paucisintomatici, i bambini sono dei grandi diffusori di Coronavirus, tra di loro e, soprattutto, tra genitori e nonni.”
“Per questo – conclude Chiarelli - è fondamentale rispettare sempre, nella vita quotidiana, le precauzioni che tutti ormai dovremmo conoscere, dal distanziamento fisico, all’uso dei dispositivi di protezione, alla buona pratica del lavaggio delle mani”.
Nella fase di lockdown, secondo lo studio, la maggior parte delle infezioni a carico dei bambini si è verificata all'interno dei nuclei familiari. Con la ripresa dei contagi dopo l'estate, i casi sono sono legati al nucleo familiari, a rientri dall’estero o da vacanza e a migranti giunti in centri di accoglienza.