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Penelope: riaprire le indagini sulla scomparsa di Philippe Pomone

Ad un anno dalla sparizione del cittadino francese l'associazione e i familiari hanno presentato istanza alla Procura di Lanciano

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«Vogliamo sapere cosa è successo. Nostro padre non avrebbe mai lasciato la sua casa e i suoi affetti in quel modo. Merita verità e rispetto». È l'appello di Yann e Claire Pomone, i figli di Philippe. Esattamente un anno ad Atessa il cittadino francese  è scomparso, come inghiottito da un buco nero. I familiari non hanno più sue notizie ed è sparito, apparentemente nel nulla. 

A luglio dell’anno scorso il primo appello dell’associazione Penelope e la prima istanza all’autorità giudiziaria e alle forze dell’ordine. Il 29 settembre 2024 l’associazione ha organizzato una giornata di ricerca tra Atessa e Casalbordino. Tre giorni prima, ma i familiari e Penelope ne hanno avuto notizia solo oltre cinque mesi dopo, la Procura di Lanciano ha archiviato il fascicolo. Fascicolo che era stato iscritto nel registro degli “atti non costituenti notizie di reato” (modello 45) dopo la prima denuncia di scomparsa da parte del figlio di Philippe Pomone, Yann, e dell’associazione Penelope. 

Tante le domande e gli interrogativi posti dall’associazione, che ha sempre continuato a portare avanti ricerche e inchieste sulla scomparsa di Philippe Pomone. Giunti anche alla ribalta nazionale televisiva grazie alla trasmissione “Chi l’ha visto?”.

«Frettolosa e inaccettabile» è stata definita l’archiviazione del 26 settembre da Penelope. «Il silenzio che avvolge il suo caso continua a pesare come un macigno sulla sua famiglia e sull’intera comunità» sottolinea l’associazione. «Non possiamo accettare l’ipotesi dell’allontanamento volontario – ha dichiarato Alessia Natali, presidente di Penelope Abruzzo - ci sono elementi gravi e inequivocabili che meritano un approfondimento serio e non una chiusura sommaria». Una memoria legale chiedendo la riapertura delle indagini è stata depositata dall’associazione con l’avvocato Katia Ferri alla Procura di Lanciano

«Troppe incongruenze, troppi silenzi» evidenzia Penelope: «Secondo la ricostruzione dei familiari, Philippe Pomone ha lasciato la casa aperta, con un tablet in carica, senza documenti né effetti personali: nessuna carta d’identità, nessun passaporto o patente – riporta l’associazione - dal 1° giugno 2024 nessuna spesa o prelievo è stato più registrato, mentre in precedenza l’uomo era solito utilizzare quotidianamente carte e bancomat. All’interno dell’abitazione erano presenti scritte sui muri, segni di disordine e possibili tracce di effrazione: elementi che, secondo l’associazione, non sarebbero stati adeguatamente analizzati».

«Testimonianze ignorate» rende noto l’associazione impegnata da decenni sul fronte delle persone scomparse: «Tra i punti critici dell’inchiesta, l’associazione evidenzia la mancata audizione di testimoni chiave, come il tassista che la sera del 31 maggio avrebbe riportato Philippe da un ristorante cinese di Pescara (lo "Shanghai") ad Atessa, e una tassista che avrebbe trattenuto effetti personali dell’uomo per due mesi senza comunicarlo alle autorità». 

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